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20/10/2021
Terzo settore e PA: tante occasioni da cogliere con il PNRR
Panoramica del settore sociale all'interno del Piano di Ripresa e Resilienza
“Ora o mai più!”. Lo dicono tutti quelli che sperano che l’Italia metta a frutto i fondi in arrivo con il PNRR mentre guardano con sollievo al rimbalzo del PIL. Lo sperano anche tutti coloro che lavorano nel Terzo settore e che ogni giorno si scontrano con i limiti del welfare pubblico, drammaticamente ridotto dopo anni di tagli ingenerosi da parte dei vari Governi.
Stavolta, in effetti, c’è un po’ di ottimismo in più, perché il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) dà spazio trasversalmente al settore sociale all’interno di quasi tutte le 6 Missioni previste dal Piano. Ad esempio: la 4 “Istruzione e Ricerca”, la 5 “Inclusione e Coesione” e la 6 “Salute”.
La Missione 4 mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca.
Rientra qui il potenziamento degli asili nido nelle università, come misura di incentivazione all’iscrizione ali atenei e per aiutare le donne a entrare nel mondo del lavoro senza essere costrette a scegliere tra famiglia e percorso professionale. Sempre qui sono incluse anche iniziative per alzare il livello di istruzione degli adulti favorendo l’acquisizione delle competenze e la spendibilità sul mercato del lavoro con conseguente miglioramento delle prospettive economiche (solo il 28% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato contro la media OCSE del 44%). Nella missione 4 anche il sostegno alle iniziative contro l’abbandono scolastico.
Corposo il capitolo della Missione 5 che suddivide le azioni tra “Politiche per il lavoro”, “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” e “Interventi speciali per la coesione sociale”.
Questa missione, si legge nel PNRR, «ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso un’economia sostenibile e digitale sono centrali le politiche di sostegno all’occupazione: formazione e riqualificazione dei lavoratori, attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati, garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali».
In questo ampio perimetro ricadono gli interventi per gli anziani, per favorirne l’autonomia con investimenti in domotica e in strutture (RSA su tutte) attrezzate per l’assistenza e il miglioramento dell’autosufficienza. Ricade qui anche la creazione del Servizio civile digitale con l’assunzione di migliaia di giovani al servizio degli anziani con l’obiettivo di colmare il digital devide e potenziare l’assistenza. C’è anche il potenziamento dei servizi per i disabili per l’alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie.
Nella missione 5 c’è però anche la cura e il rinnovamento degli spazi urbani per mettere al servizio delle comunità dei luoghi più sicuri e cercare di colmare il gap infrastrutturale che storicamente il Sud sconta.
Fondamentale, alla luce di quel che abbiamo vissuto con la pandemia, è anche la Missione 6 dedicata alla Salute, con i capitoli “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” e “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”.
Sono due capitoli che dovrebbero colmare i gap evidenziati durante l’emergenza sanitaria, con i cittadini spesso smarriti di fronte a una risposta poco omogenea da parte dei medici di base e delle ASL.
L’agenda è piena e i problemi sul tavolo (molti con radici storiche) sono tanti. Per questo è ancora più importante che il Terzo settore possa essere messo in condizione di lavorare con la Pubblica Amministrazione. Servirà capacità di pianificare e di progettare per dare risposte concrete ai cittadini e alle comunità. Ma serviranno anche amministrazioni pubbliche pronte a cooperare e a facilitare l’impegno civile che, come riscontriamo ogni giorno, fa sempre la differenza.
Stavolta, in effetti, c’è un po’ di ottimismo in più, perché il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) dà spazio trasversalmente al settore sociale all’interno di quasi tutte le 6 Missioni previste dal Piano. Ad esempio: la 4 “Istruzione e Ricerca”, la 5 “Inclusione e Coesione” e la 6 “Salute”.
La Missione 4 mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca.
Rientra qui il potenziamento degli asili nido nelle università, come misura di incentivazione all’iscrizione ali atenei e per aiutare le donne a entrare nel mondo del lavoro senza essere costrette a scegliere tra famiglia e percorso professionale. Sempre qui sono incluse anche iniziative per alzare il livello di istruzione degli adulti favorendo l’acquisizione delle competenze e la spendibilità sul mercato del lavoro con conseguente miglioramento delle prospettive economiche (solo il 28% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato contro la media OCSE del 44%). Nella missione 4 anche il sostegno alle iniziative contro l’abbandono scolastico.
Corposo il capitolo della Missione 5 che suddivide le azioni tra “Politiche per il lavoro”, “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” e “Interventi speciali per la coesione sociale”.
Questa missione, si legge nel PNRR, «ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso un’economia sostenibile e digitale sono centrali le politiche di sostegno all’occupazione: formazione e riqualificazione dei lavoratori, attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati, garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali».
In questo ampio perimetro ricadono gli interventi per gli anziani, per favorirne l’autonomia con investimenti in domotica e in strutture (RSA su tutte) attrezzate per l’assistenza e il miglioramento dell’autosufficienza. Ricade qui anche la creazione del Servizio civile digitale con l’assunzione di migliaia di giovani al servizio degli anziani con l’obiettivo di colmare il digital devide e potenziare l’assistenza. C’è anche il potenziamento dei servizi per i disabili per l’alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie.
Nella missione 5 c’è però anche la cura e il rinnovamento degli spazi urbani per mettere al servizio delle comunità dei luoghi più sicuri e cercare di colmare il gap infrastrutturale che storicamente il Sud sconta.
Fondamentale, alla luce di quel che abbiamo vissuto con la pandemia, è anche la Missione 6 dedicata alla Salute, con i capitoli “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” e “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”.
Sono due capitoli che dovrebbero colmare i gap evidenziati durante l’emergenza sanitaria, con i cittadini spesso smarriti di fronte a una risposta poco omogenea da parte dei medici di base e delle ASL.
L’agenda è piena e i problemi sul tavolo (molti con radici storiche) sono tanti. Per questo è ancora più importante che il Terzo settore possa essere messo in condizione di lavorare con la Pubblica Amministrazione. Servirà capacità di pianificare e di progettare per dare risposte concrete ai cittadini e alle comunità. Ma serviranno anche amministrazioni pubbliche pronte a cooperare e a facilitare l’impegno civile che, come riscontriamo ogni giorno, fa sempre la differenza.